

Non userò molto del tempo a me concesso, perché come hanno già riconosciuto alcuni colleghi si tratta di due provvedimenti per molti versi similari. Il progetto di legge del governo ha raccolto molte delle proposte inserire nel precedente documento di Civico10, e di questo ne siamo soddisfatti come abbiamo già avuto modo di comunicare e riconoscere al segretario di Stato Venturini.
Quindi parto dal presupposto che il documento del Governo rappresenta in ogni caso un passo in avanti sul tema della naturalizzazione, non tanto sulla riduzione da 30 a 25 anni del periodo per poter richiedere la naturalizzazione (che in ogni caso è un passo in avanti, seppur mantenendo una tutela ulteriore rispetto alle stesse raccomandazioni dell’ECRI, che tuttavia cita tempistiche proprie di Paesi con peculiarità molto diverse dalle nostre), ma risolvendo uno degli aspetti più odiosi della presente normativa, che è la mancanza di un automatismo che prolungava ulteriormente i tempi mantenendo una discrezionalità politica senza senso, in attesa di un decreto.
Per questo annuncio, eccellenze, che non metteremo in votazione il nostro Progetto di legge.
Quello che continua a differire, sostanzialmente, fra i due progetti di legge – motivo degli emendamenti che abbiamo firmato anche noi, sul PdL del Governo – è l’obbligo di rinuncia per il naturalizzando della propria cittadinanza originaria.
Questo, a mio avviso, è un anacronismo, giustificato spesso con il fatto che per tradizione la cittadinanza sammarinese si trasmette per sangue. Così si giustificherebbe la discriminazione più che evidente fra chi, sammarinese magari di terza o quarta generazione, è nato e vive lontano dalla Rep. da tutta la vita, ma continua a mantenere la cittadinanza con tutto quello che ne consegue, oppure chi come me ha un genitore straniero, e quindi ha la possibilità di mantenere la doppia cittadinanza senza che nessuno lo obblighi ad abiurare quel 50% del proprio DNA, e chi invece abita a San Marino da decenni, vi lavora, ha costruito qui la sua famiglia, ha imparato anche il dialetto, ma ha il peccato originale di essere nato all’estero.
Ho sempre creduto che, ad oggi, e soprattutto per un piccolo Paese come San Marino, una doppia cittadinanza debba essere considerata come una ricchezza. Se una doppia cittadinanza apre strade per qualche mio concittadino, gli faciliti qualche percorso formativo o lavorativo, lo spinga a valorizzare le proprie origini costruendo canali di contaminazione culturale, io sono felice.
Credo che questo possa rappresentare un vantaggio per tutti, non solo per lui.
Credo dall’altra parte che l’obbligo di rinuncia delle proprie origini, a mò di sacrificio “di sangue”, per dimostrare il proprio attaccamento alle sorti della Repubblica, oppure l’orgoglio citato dal Consigliere Marino Riccardi, sia un anacronismo che io interpreto peraltro come una violenza inaccettabile verso coloro che sono a tutti gli effetti nostri concittadini.
Altri colleghi hanno sottolineato come avvengano ragionamenti così diversi fra situazioni analoghe, problemi pratici di discriminazione che si creano nel momento in cui alcuni Paesi vietano la rinuncia mentre altri no, quindi non ribadisco cose già dette.
Anche io voglio citare, come ha fatto la collega Tonnini, la raccomandazione dell’ECRI per quanto riguarda la possibilità per chi risiede da anni in territorio pur non essendo cittadino, di votare alle elezioni amministrative, per le Giunte. Non è questa la sede in cui discutere di questo tema, ma quando di discuteva di Giunte di Castello avevamo presentato emendamenti in tal senso perché ritenevamo questa una possibilità strabiliante per iniziare a coinvolgere queste persone nella vita attiva della propria comunità.
Ringrazio solamente i colleghi finora intervenuti per la pacatezza della discussione, fino a questo momento, perché temevo stamattina che si potessero innalzare barriere idologiche ed elettoralistiche insormontabili.
Mi pare invece che fino ad ora tutti gli intervenuti, sia dalla maggioranza che dall’opposizione abbiano dimostrato disponibilità a ragionare con serenità, e di questo non posso che essere felice, indipendentemente da come si concluderà il testo. Spero continueremo così elaborando il documento migliore possibile, senza compromessi al ribasso.